lunedì 15 dicembre 2008

Nasce il "Laboratorio milanese per una nuova politica"

L'11 dicembre si è costituito a Milano il "Laboratorio milanese per una nuova politica".
E' formato da un gruppo di cittadini appartenenti a varie associazioni o movimenti dell'area milanese, e si propone lo scopo di lavorare per la nascita di un nuovo soggetto politico unitario della società civile.
Il sottoscritto è stato nominato portavoce del neonato "Laboratorio".
Sono inoltre state costituite le seguenti Aree tematiche, con i rispettivi coordinatori:

1) LAVORO E WELFARE

Referente: Armando Rinaldi (ATDAL)

2) ECONOMIA E FINANZA

Referente: Alberto Conti ("Lista civica nazionale per Il bene comune")

3) ambiente – ENERGIA - sviluppo – infrastrutture

Referente: Eleonora Donofrio (Meeetup Beppe Grillo)

4) DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE

Referente: Valerio Colombo (Movimento Umanista)

5) AREA METROPOLITANA MILANESE
Referente: Giuseppe Natale.

Altre aree tematiche sono in fase di costituzione.


Il primo documento approvato è stato un Manifesto, che potete leggere cliccando sul link presente all'interno dell'appello che potete leggere qui sotto.

La nascita del "Laboratorio" è il primo passo di un'iniziativa che ci si propone di portare avanti in concorso con altre di natura simile presenti sul territorio italiano.

A seguire potete leggere l'appello che espone le intenzioni alla base della nostra iniziativa.


Andrea Rapetti


Appello per la costituzione di un nuovo soggetto politico unitario della società civile italiana

Siamo un gruppo di cittadini preoccupati per quanto sta accadendo nel mondo e nel nostro paese.

Il collasso dell'ecosistema globale è un rischio sempre più concreto e vicino.

Venti di guerra spazzano il pianeta, sostenuti da colossali interessi economici e ideologie distorte, e contrastati da politiche di pace sempre più deboli.

Siamo appena entrati in un periodo di recessione e di gravissima crisi economica globale, che provocherà ondate di licenziamenti di massa in tutto il mondo.

Per quanto riguarda il nostro paese, questi problemi globali sono accentuati da un drammatico declino culturale, morale, sociale e politico.

Le organizzazioni criminali di stampo mafioso si sono ormai impadronite di fette consistenti della nostra economia, e i loro intrecci con gli ambienti politici e finanziari sono sempre più tentacolari.

Si stanno aggravando profonde contraddizioni economiche, che vedono allargarsi sempre più la forbice tra un élite di privilegiati e il resto della popolazione, che scivola più o meno lentamente verso la povertà.

Le ondate di immigrazione, accanto a sincere manifestazioni di solidarietà, stanno facendo emergere i sentimenti peggiori della popolazione italiana, dalla paura al rifiuto fino a sentimenti di aperto razzismo.

Di fronte a questa situazione la politica, cioè il luogo in cui dovrebbe essere elaborate le risposte a questi problemi, mostra un panorama desolante. La libertà di espressione è sempre più limitata da politiche e comportamenti governativi pericolosamente autoritari, che pongono seriamente a rischio l'esistenza di una vera democrazia in Italia. L'opposizione parlamentare appare ogni giorno più inadeguata a fronteggiare la gravità della situazione.

Molti cittadini del nostro paese accomunati da sinceri sentimenti democratici e da importanti valori di fondo non si sentano adeguatamente rappresentati da alcuna delle forze politiche in campo. Emerge un grave problema democratico di rappresentanza: una quota consistente della popolazione italiana (circa un terzo) risulta non rappresentata, perché esclusa dalla legge elettorale o autoesclusa da un astensionismo di protesta. In particolare, oltre alle forze di sinistra risultano non adeguatamente rappresentate anche le istanze dei più importanti movimenti degli ultimi anni.

Si avverte quindi l'esigenza che nasca una NUOVA forza politica, che ponga i principi della difesa dell'ecosistema, della legalità, della giustizia sociale, della pace, della lotta alle povertà come prioritari e promotori di scelte politiche e orientamenti concreti.

Perché questa nuova forza politica possa nascere occorre in primo luogo definirne l'identità, e in secondo luogo identificare il percorso che porti alla sua nascita.

Per quanto riguarda l'identità, quali dovrebbero essere le caratteristiche principali di questo nuovo soggetto politico perché possa rispondere adeguatamente alla sua missione?

1) dovrà nascere traendo impulso dalla società civile, e non dai vecchi partiti. In Italia esistono molte realtà (associazioni, movimenti, partiti, meetup...) che, pur nelle loro diverse specificità, sono accomunate da un patrimonio di valori condiviso e da un fortissimo senso civico. Questa grande ricchezza di esperienze, competenze, intelligenze ed energie costituisce un arcipelago di piccole isole, che se sapessero riunirsi in un grande continente, potrebbero forse costituire la vera novità, la sola in grado di rendere possibile una svolta per il nostro Paese. E' necessario però escludere dal nuovo soggetto politico i cosiddetti movimenti "antagonisti" che ancora non hanno ripudiato gli strumenti della violenza e dell'illegalità;

2) dovrà essere deideologizzato e improntato ad un sano pragmatismo, ma sostenuto da robusti valori ideali e da un codice etico rigoroso; è necessario infatti costruire un progetto politico che sia rivolto al futuro e non più al passato, e che sappia parlare alla più ampia platea di cittadini.

Percorso costitutivo

1) costituzione di un gruppo promotore nazionale, che nasca dall'auspicata convergenza di TUTTI i soggetti e i movimenti attivi diffusi sul territorio nazionale che condividano il manifesto di intenti; questo gruppo dovrà includere un certo numero di personalità competenti e rappresentative delle radici ideali e dei movimenti che la nuova forza politica dovrà rappresentare, e dovrà tenere le redini del progetto per tutta la fase costituente, evitando possibili derive dall'idea originale che ne compromettano il buon esito finale;

2) in parallelo alla nascita del gruppo promotore nazionale devono nascere gruppi diffusi sul territorio, in stretto contatto con il gruppo promotore nazionale; a questo scopo dovranno essere contattate, attraverso le reti già esistenti, tutte le associazioni, i movimenti e le liste civiche potenzialmente vicini allo spirito del progetto;

3) elaborazione di una bozza di programma, a partire dalle linee di indirizzo sopra esposte, sia per il piano nazionale che per quello locale (laddove esistano dei gruppi territoriali);

4) elaborazione approfondita e stesura dei contenuti del programma, coinvolgendo i maggiori esperti dei diversi temi che siano disponibili a collaborare anche senza condividere il progetto politico nel suo complesso (economisti, giuristi e giuslavoristi, intellettuali, esperti di questioni ambientali ed energetiche, di scuola e di sanità…);

5) studio delle modalità di partecipazione democratica di tutti i sostenitori al processo di costituzione e alla vita della nuova forza politica;

6) pubblicizzazione attraverso tutti i canali disponibili (locali e nazionali) del nuovo soggetto politico;

7) radicamento della nuova forza politica su tutto il territorio nazionale, attraverso iniziative che coinvolgano le energie più virtuose della società civile del nostro paese (forum, seminari, incontri pubblici…);

8) definizione di eventuali alleanze elettorali, indizione di primarie per la designazione dei candidati e presentazione di liste elettorali.

E' certo che il cammino verso la nascita di questa nuova forza politica sarà tutto in salita, e che essa non potrà permettersi di avere punti deboli. Pertanto non si potrà pretendere che esso rappresenti tutto e tutti, che sia "plurale", ma al contrario sin dall'inizio dovrà dare invece prova di unità, credibilità e autorevolezza. Analogamente, almeno nella prima fase non ci si potrà permettere il lusso di condurre battaglie largamente impopolari: queste ultime, se ritenute giuste e ineludibili, dovrebbero essere rinviate ad una fase successiva all'eventuale affermazione della nuova forza sulla scena politica.

Laboratorio milanese per una nuova politica




Manifesto di intenti - Nasce il "Laboratorio milanese per una nuova politica"

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mercoledì 29 ottobre 2008

Se non ora quando?

Appello per una Commissione d’inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia nel territorio milanese

A Milano la mafia esiste. I fatti dimostrano che nella “capitale finanziaria” la corruzione persiste in modo invasivo. Vincenzo Macrì, componente della Direzione Nazionale Antimafia, assicura che “Milano è la vera capitale della “ndrangheta”. Si parla anche di mafia, camorra, sacra corona unita. A testimoniarlo sono fatti giuridicamente sottoposti a procedimenti penali ancora in corso. Politica ed economia intessono relazioni pericolose con esponenti delle cosche.

Diversi sono stati gli omicidi di stampo mafioso commessi negli ultimi mesi, ricordiamo per ultimo Cataldo Aloisio, 34 anni, freddato nel Nord Ovest di Milano da un colpo di pistola alla nuca.

Come spiega Gianni Barbacetto, un potere non più occulto si è insediato nella città e come una idra multitentacolare tende a pervaderne il tessuto sociale, economico e politico.

L’emergenza in città viene indirizzata verso i Rom, oppure verso i furti e le rapine che sono in netto calo negli ultimi anni: il resto non sussiste. Non si comprende che spesso la microcriminalità esiste perché esiste la macrocriminalità delle organizzazioni mafiose.

La mafia a Milano, come scrive nel suo libro Giampiero Rossi, permane ormai da tempo in diversi settori: dai piccoli spacciatori sulla strada ai consulenti finanziari, ai commercialisti, ai direttori di banca negli uffici “ovattati” del centro cittadino, capitale del “business”.

La macrocriminalità ricicla il denaro che gli viene fornito da una certa finanza bancaria e di borsa che, pur non essendo organica alla “cosca”, rimane complice di un sistema di corruzione e di inquinamento della libera concorrenza.

La mafia è un problema culturale, asserisce Giovanni Impastato, fratello di Peppino. E anche nel Nord la cultura dominante è quella dell’illegalità.

Occorre creare una Commissione di controllo sugli appalti dell’EXPO, una commissione speciale d’inchiesta sugli interessi mafiosi attivi nel territorio cittadino: la proposta giace in Consiglio Comunale, nonostante l’apprezzamento trasversale che ha ottenuto.

La società civile, l’associazionismo per la legalità, Don Gino Rigoldi, Libera, intellettuali e uomini di cultura hanno più volte avanzato la proposta, anche precedentemente all’assegnazione dell’EXPO a Milano. Ma l’amministrazione è sempre apparsa sorda di fronte a una richiesta corale di fare fronte all’emergenza dell’ illegalità mafiosa, corrosiva della convivenza civile e sociale della nostra città.

Occorre subito attivare ogni forma utile a riportare a Milano la cultura della legalità, che è cultura di democrazia, giustizia sociale ed eguaglianza.

Ti chiediamo di aderire a questo appello che alcune cittadine e cittadini indirizzano all’Amministrazione Comunale affinché si chieda subito e si approvi una Commissione d’Inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia a Milano, coerentemente con quanto sostenuto da più relatori nell’incontro in memoria di Peppino Impastato, tenutosi proprio a Palazzo Marino il 16 settembre 08.

Invia la tua adesione all’indirizzo listafoappello@gmail.com …………………………………scrivendo:

aderisco all’appello “ Se non ora quando? Appello per una Commissione d’inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia nel territorio milanese da inviare all’Amministrazione Comunale di Milano”.

Nome cognome

indirizzo


sabato 18 ottobre 2008

Incontro con Giulietto Chiesa - Venerdì 17 ottobre 2008 ore 21,00

COMUNICATO STAMPA

Dell’Associazione “Il Faro” di Canegrate

COSTRUIAMO INSIEME UN FUTURO MIGLIORE



In molti siamo seriamente preoccupati per quanto sta accadendo nel mondo e nel nostro paese.

La crisi senza freni della finanza mondiale, che trova confronti solo con quella storica del 1929, metterà probabilmente in ginocchio l’economia reale dei prossimi anni.

Il collasso dell’ecosistema globale è un rischio sempre più concreto e vicino.

Venti di guerra spazzano il pianeta, sostenuti da colossali interessi economici e ideologie distorte, e contrastati da politiche di pace sempre più deboli.

Per quanto riguarda il nostro paese, esso pare aver imboccato la via di un grave declino culturale, sociale, economico e politico.

Le organizzazioni criminali di stampo mafioso si sono ormai impadronite di fette consistenti della nostra economia, e i loro intrecci con gli ambienti politici e finanziari sono sempre più tentacolari.

La libertà di informazione è seriamente compromessa da conflitti d’interessi e dal pesante condizionamento delle forze politiche.

L’indipendenza della magistratura, uno dei capisaldi di ogni democrazia liberale, è fortemente minacciata.

Le ondate di immigrazione, accanto a sincere manifestazioni di solidarietà, stanno facendo emergere i sentimenti peggiori della popolazione italiana, dalla paura al rifiuto fino a sentimenti di aperto razzismo.

Stanno inoltre emergendo profonde contraddizioni economiche, che vedono allargarsi sempre più la forbice tra un élite di privilegiati e il resto della popolazione, che scivola più o meno lentamente verso la povertà.

Di fronte a questa situazione la politica, cioè il luogo in cui dovrebbero essere elaborate le risposte a questi problemi, mostra un panorama desolante. Penso che oggi molti cittadini del nostro paese accomunati da sinceri sentimenti democratici e da importanti valori di fondo non si sentano adeguatamente rappresentati da alcuna delle forze politiche in campo.

L'associazione culturale "Il Faro", già nel maggio scorso aveva sollecitato l’attenzione dei cittadini del legnanese sulla necessità di colmare questo “vuoto” politico, con un incontro pubblico intitolato “Il partito che non c’è”, cui hanno partecipato Elio Veltri, Vittorio Agnoletto, Basilio Rizzo.

Pochi giorni fa Paolo Flores D’Arcais dalle autorevoli pagine di Micromega ha lanciato un grande forum politico (“Un’altra Italia, un’altra opposizione”) in cui chiama all’appello le forze di “resistenza democratica” per la presentazione di una lista civica nazionale alle prossime elezioni europee.

Il “Faro” ritiene questa proposta e la discussione che ne è seguita di grande importanza per il futuro del Paese.

Per questo ha organizzato per venerdì 17 ottobre alle 21,00, presso il Circolo Fratellanza e Pace di via San Bernardino,12 a Legnano, un incontro pubblico con Giulietto Chiesa, giornalista ed europarlamentare, proprio su queste tematiche.

Tutti i cittadini, le associazioni e i giornalisti del legnanese sono invitati.



Andrea Rapetti

Presidente dell’associazione “Il Faro”




Clicca sulla locandina per ingrandirla

Lettera del presidente del "Faro" al direttore di Micromega Paolo Flores D'Arcais

Caro direttore,

ho letto con estremo piacere il Suo editoriale, che apre un dibattito fondamentale in questo momento per la vita democratica del nostro paese.

A Milano (come nel resto del paese) esistono molte realtà (associazioni, movimenti, meetup...) che, pur nelle loro diverse specificità, sono accomunate dall'urgenza che molti cittadini avvertono di "fare qualcosa" per contrastare i molti problemi che già assillano il nostro Paese o che vediamo profilarsi in un prossimo futuro (crisi economica, impoverimento generale, emergenza climatica e ambientale, rischi di conflitti, dilagare dell'illegalità di stampo mafioso...).

Tutte queste realtà cercano in qualche modo di colmare un grande vuoto che avvertiamo nella sfera politica, vale a dire nella dimensione che dovrebbe dare risposte a questi problemi e che invece sentiamo come sempre più distante dai cittadini, sempre più autoreferenziale quando non addirittura complice e diretta responsabile.



Questa grande ricchezza di esperienze, competenze, intelligenze ed energie costituisce un arcipelago di piccole isole, che se sapessero riunirsi in un grande continente, potrebbero forse costituire la vera novità, la sola in grado di rendere possibile una svolta per il nostro Paese.



Negli scorsi mesi a Milano si sono svolti alcuni incontri promossi dall’associazione culturale “Il Faro”, in cui è stata lanciata l’idea di costruire una proposta politica del tutto nuova, che guardi al futuro e non al passato, costruita attraverso la collaborazione di tutti quei soggetti (singoli cittadini, associazioni, movimenti, liste civiche) che vorranno parteciparvi. Questa proposta è in totale sintonia con quella da Lei lanciata, che condividiamo in pieno, così come condividiamo però anche le preoccupazioni da più parti evidenziate sulle difficoltà dell’impresa.



Agli incontri di cui sopra erano presenti alcuni rappresentanti o esponenti delle seguenti realtà associative:

A.T.D.A.L. ((Ass. per la Tutela dei Diritti Acquisiti dei Lavoratori)

Associazione culturale “Il Faro”

Rete Lilliput

Lista civica nazionale per il Bene Comune

Lista civica “Uniti con Dario Fo per Milano”

Meetup “Fiato sul collo” e “Grilli altoparlanti di Milano”

Associazione Megachip

Punto Rosso di Milano

Partito Umanista

Sito internet “Un altro ‘68”

Associazione “Vivi e Progetta un’altra Milano”



Da questi incontri è emerso un generale interesse per il progetto, ma anche molte riserve e perplessità.



Abbiamo individuato quelli che a nostro avviso dovrebbero essere i punti qualificanti di una nuova forza politica della società civile:

1) lotta all’impoverimento diffuso (affrontando il problema dei salari e delle pensioni, degli alloggi, dei ticket sanitari, delle spese scolastiche);

2) tutela dei lavoratori (occorre ridare SPERANZA ai lavoratori e alle nuove generazioni; problema del precariato, dell’impoverimento generale, della sicurezza nei posti di lavoro);

3) partecipazione dei cittadini alla vita della democrazia (legge elettorale che restituisca potere di scelta al cittadino e il diritto di tribuna; riforma del sistema dei partiti, per il ripristino di un corretto rapporto tra elettori ed eletti; codice etico per la politica; federalismo solidale);

4) ambiente – energia - territorio – infrastrutture (l’emergenza ambientale si impone come priorità assoluta; occorre costruire un ambientalismo rinnovato che coniughi la salvaguardia dell’ambiente con la modernizzazione del paese; difesa dell’acqua come bene comune, sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, risparmio energetico, ripensamento del sistema dei trasporti nel nostro paese, una politica eco-compatibile per lo smaltimento differenziato dei rifiuti);

5) legalità e sicurezza (schierarsi dalla parte dei cittadini onesti; lotta alla criminalità organizzata, legge sul conflitto di interessi, lotta alla corruzione, certezza della pena per i malfattori);

6) una politica di pace, disarmo e non violenza (avendo come punti di riferimento il pensiero di Gandhi e dell’ultimo Terzani);

7) informazione e comunicazione (riforma del sistema della comunicazione per garantire pluralismo e democrazia dell'informazione e nuove forme di partecipazione dei cittadini ai processi di formazione dell'opinione pubblica e di diffusione dei contenuti socialmente rilevanti; legge sui conflitti d’interessi);

8) difesa dei principi costituzionali;

9) difesa dei diritti all’educazione e alla salute del cittadino, attraverso un rilancio della scuola e della sanità pubblica.



Pur convinti della bontà del tentativo, siamo però consapevoli di quanti ostacoli si trovino sul suo cammino. Oltre a quelli già indicati da altri interventi (lo stato dell’informazione in Italia, le contromisure della “casta” anche in termini di riforme del sistema elettorale, l’ingombrante presenza di un personaggio discusso e discutibile come Antonio Di Pietro), penso che la difficoltà più grande sia quella accennata in una sola riga del Suo editoriale: il rischio che l’iniziativa sia “immiserita da personalismi e diatribe di bottega”.

Se alle prossime elezioni, oltre ai partiti tradizionali, si presentassero in ordine sparso: l’autorevole Lista civica promossa da MICROMEGA, il “partito” di Beppe Grillo, gli Umanisti, la Lista per il Bene Comune (che pare intenzionata a procedere per conto suo, forte della “strepitoso” risultato raggiunto alle ultime elezioni)…. beh, credo proprio che sarebbe un disastro totale.

I poteri e gli interessi che abbiamo di fronte sono colossali; solo con il concorso di TUTTI coloro che hanno ancora a cuore le sorti del nostro paese possiamo sperare di far qualcosa.

Sottoscrivo pienamente gli utili consigli dati nel finale della sua lettera da Lidia Ravera, che nonostante le sue dichiarazioni mi pare molto meno confusa di tanti altri.



Con cordialità e stima

Andrea Rapetti

Associazione culturale “Il Faro” http://www.associazioneilfaro.blogspot.com/

AGNOLETTO: «Israele ha sequestrato a Gaza un pacifista italiano. LO STATO ITALIANO E L'UE SI MOBILITINO PER LIBERARLO. PRESENTERÒ UN'INTERROGAZIONE

Comunicato stampa di Vittorio Agnoletto

AGNOLETTO: «Israele ha sequestrato a Gaza un pacifista italiano.

LO STATO ITALIANO E L'UE SI MOBILITINO PER LIBERARLO.

PRESENTERÒ UN'INTERROGAZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO».

Milano, 21 novembre 2008 – «Un pacifista italiano, Vittorio Arrigoni, è stato arrestato martedì scorso dalla marina militare israeliana mentre si trovava a sette miglia dalla costa, al largo della Striscia di Gaza, su un peschereccuio insieme a una quindicina di pescatori palestinesi.

Arrigoni aveva deciso, insieme ad altri due attivisti internazionali per i diritti umani, uno scozzese e uno statunitense, di accompagnare i palestinesi mentre si procuravano il cibo. La marina israeliana ha requisito il peschereggio e arrestato tutti i presenti nonostante stessero pescando in un'area di mare nella quale gli accordi internazionali riconoscono il diritto alla pesca per i palestinesi.

Detenuto senza aver commesso alcun reato, è stato fermato per essere espulso dal governo israeliano in quanto "persona non gradita"; attualmente si trova in carcere a Ramla a circa 30 chilometri da Tel Aviv.

L'Italia si attivi subito per la liberazione di un suo cittadino detenuto illegalmente da un altro Paese – dichiara Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione comunista/Sinistra europea, che questa mattina ha contattato telefonicamente il pacifista italiano - .

Vittorio Arrigoni mi ha comunicato che da stamane ha iniziato uno sciopero della fame.

Inconcepibile che una persona venga sequestrata dalle autorità di uno Stato, in attesa di un'espulsione immotivata, visto che Arrigoni non ha nemmeno mai messo piede in Israele: infatti è arrivato direttamente a Gaza a settembre, con una nave di pacifisti. Il governo italiano non può tacere di fronte a quanto accaduto nelle acque palestinesi.

Oggi presenterò un'interrogazione parlamentare alla Commissione europea, affinchè chieda a Israele di rispettare le convenzioni internazionali, e in particolare gli accordi di Oslo sul conflitto arabo-israeliano, che sanciscono l'autogoverno palestinese nell'area di Gaza e la possibilità dei pescatori palestinesi di pescare in un'area di mare fino a 20 miglia dalla costa oltre che il transito sicuro delle persone in quell'area.

Israele gode con l'Europa di un rapporto di partnership particolare: non può calpestare in questo modo i diritti di un cittadino europeo, senza che le istituzioni europee muovano un dito».

Nuovo film di Deaglio sul G8 di Genova - mercoledì 10 dicembre

Dopo la vergognosa sentenza assolutoria per il massacro della Diaz, in
occasione della giornata mondiale per i diritti umani,

Genova G8 2001
Fare un golpe e farla franca
Presentazione del nuovo film sul G8 di Enrico Deaglio, Mario Portanova
e Beppe Cremagnani.

A seguire dibattito con Vittorio Agnoletto, Haidi Guliani, Lorenzo
Guadagnucci e gli autori del film
Presenta Antonio Lareno.

Milano, mercoledì 10 dicembre, ore 20.30
Camera del Lavoro, Corso di Porta Vittoria 43

Organizzano
Associazione Culturale Punto Rosso e Lavoro Società - Area
programmatica Cgil Milano.

Info: 02875045 ? info@puntorosso.it - www.puntorosso.it

***

Ecco una breve presentazione del lavoro, l'inchiesta filmata più
documentata sui fatti di Genova e sulle sue ripercussioni nella
politica attuale.Per spiegare la catena di comando che guidò
l'irruzione alla scuola Diaz, i pubblici ministeri Francesco Albini
Cardona e Enrico Zucca hanno fatto riferimento a una sentenza con cui
la Cassazione ha condannato ufficiali nazisti e alcuni soldati
responsabili dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzena.
Massimo D'Alema definì l'irruzione alla Diaz un episodio da "notte
cilena", mentre Michelangelo Fournier, uno dei capisquadra che
parteciparono all'azione, usò le parole "macelleria messicana". Di
fatto 92 giovani provenienti da ogni angolo del mondo furono
massacrati senza pietà e senza nessun motivo e questo atto scatenò
l'indignazione dell'opinione pubblica mondiale e le proteste delle
cancellerie di tutta Europa.
L'assalto alla Diaz è solo uno degli episodi di violenza poliziesca
accaduti nei giorni del G8 e delle proteste del Social Forum. Durante
un'intervista in esclusiva per il documentario, Fausto Bertinotti
sostiene che in quei giorni la democrazia fu sospesa. La magistratura,
che ha tentato di far luce su quanto accadde in quelle giornate, si è
trovata di fronte a un muro di omertà e depistaggi da parte delle
forze dell'ordine e degli esponenti politici, "degni", come disse
durante la requisitoria il pm Zucca, "di un vero e proprio sistema
mafioso". Chi concepì e comandò gli attacchi ai manifestanti? Solo i
vertici della polizia o anche gli uomini di governo presenti in quei
giorni a Genova ebbero un ruolo di primo piano nella catena di comando?
Su questa traccia si muove l'inchiesta curata da Beppe Cremagnani e
Enrico Deaglio con Mario Portanova in un documentario della durata di
circa 60 minuti. Per la prima volta parlano protagonisti di quei
giorni, l'allora ministro degli Interni Claudio Scajola, l'ex
segretario di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti, l'on. Furio
Colombo, allora direttore dell'Unità, l'on. Filippo Ascierto,
capogruppo di An in commissione difesa della Camera.
E' la ricostruzione definitiva dei fatti di Genova, ottenuta
attraverso i risultati dell'inchiesta giudiziaria, del lavoro
giornalistico della redazione, le interviste esclusive e gli incontri
riservati che hanno avuto luogo durante il periodo di preparazione del
documentario. Gli avvenimenti e i retroscena di quei giorni vengono
rivisti sotto una nuova luce e questo ci aiuta a capire che Genova non
fu un episodio isolato, un'esplosione di violenza poliziesca casuale,
ma che è profondamente in relazione con ciò che sta accadendo
nell'Italia di oggi.

Per la prima volta, in questo film parlano le persone che ebbero
responsabilità istituzionale negli eventi e la "catena di comando"
incomincia a essere ricostruita. Il clima dell'epoca, le
responsabilità di governo, il vuoto e gli alibi che si crearono i
responsabili stessi, il ruolo che svolse il vicepresidente del
Consiglio Fini, unico membro del governo ad essere operativo sul
posto. Quello che seppe l'opposizione politica, i tentativi falliti di
mediazione. Le testimonianze dei giornalisti e i filmati della Rai che
impedirono il silenzio.

Milano , 29/10/2008 - IL GIORNO DOPO (Michele Corsi )

http://www.retescuole.net/

Il governo ha convertito in legge il decreto 137. Lo ha fatto a gran velocità, come sta accadendo per tutti i provvedimenti che riguardano la scuola e l'università. Si è giustamente condannata quest'arroganza, ma non ci si è soffermati sul perché: perché coartare tempi, porre la fiducia, impedire dibattiti? Per disprezzo nei confronti delle Camere? Ma se dispongono di una maggioranza larghissima! La risposta mi pare semplice: discussioni parlamentari prolungate avrebbero facilitato la circolazione di informazioni tra genitori e insegnanti, e dunque avrebbe aumentato la loro capacità di reazione. Hanno sbagliato i calcoli? Direi di sì.

Il movimento, questo movimento, non cessa d'allargarsi. Non credo che i nostri governanti, ed anche l'opposizione, si rendano davvero conto di quel che sta accadendo nel Paese. E' un movimento dal basso, molecolare, incontrollato che sta prendendo forma dall'inizio di settembre, anche se della sua esistenza i media si sono accorti solo ora. Le sue molecole sono i comitati misti genitori-insegnanti delle elementari e delle scuole d'infanzia. Solo nel milanese ne sorgono di nuovi quotidianamente. Il governo dice che sono manovrati dalla sinistra. Magari, qualcuno di noi potrebbe dire. E invece è proprio la scomparsa della sinistra e di una credibile e combattiva opposizione che ha fatto comprendere a tutti che per salvare la scuola si doveva far da sé, senza delegare.

Il governo spera che, grazie alla velocità d'azione, questa massa di gente tornerà a casa. Di nuovo, si sta sbagliando. Le tappe forzate imposte da Berlusconi hanno aumentato la rabbia e l'indignazione del movimento. La frustrazione non si sta trasformando in senso d'impotenza e depressione, perché in queste settimane abbiamo sperimentato la nostra forza. Senza l'aiuto di nessuno abbiamo imposto ai media e all'intera opinione pubblica l'urgenza della scuola e dell'università.

E' una forza che deriva dalla determinazione, dalla fantasia, ma anche da un fattore molto semplice, che ha spaventato sempre, nei secoli, qualsiasi governo in carica: la forza dei numeri. Siamo tanti. E più il movimento si ramifica dalle grandi città sino ai piccoli comuni, più questi numeri diventano popolo. Ed è l'unico fattore in grado di fermare chi ci governa. Berlusconi può ignorare il movimento, ma non i sondaggi che per la prima volta lo danno in calo, e proprio grazie alla scuola. E tra un po' ci saranno le amministrative. .. La Gelmini ha dato per persi gli insegnanti, altrimenti non direbbe tali e tante castronerie, nessuno può permettersi però di dar per persi i genitori. Il popolo della scuola è una valanga di lavoratori del settore, ma anche, e ancor di più: papà, mamme, nonni, studenti...

Qualcuno in qualche stanza sta cercando di mettere in pratica le parole che per l'età Cossiga dice ora a ruota libera, dopo averle nascoste per anni. Non ero molto cresciuto all'epoca, ma ricordo quando l'allora ministro degli interni chiedeva l'unità nazionale perché gli "studenti criminali" devastavano l'Italia. L'abbiamo sempre sospettato, ma ora lo dice lui: era tattica, e un bel po' di vetrine le hanno spaccate i suoi agenti. Davvero pensiamo che non ritenteranno lo stesso gioco? Di imbecilli di parte nostra disposti a giocare il suo gioco francamente ne vedo pochini. Vedo anzi molta ingenuità. Come quegli studenti che a Roma immaginavano che fosse davvero possibile manifestare insieme a quelli di estrema destra. Dobbiamo ancora e soltanto contare sul numero. E allargarlo, perché il movimento non ha raggiunto il massimo delle sue potenzialità: non tutte le università si sono mosse, gli insegnanti delle superiori e delle medie sono fermi, tanti comuni piccoli e medie città devono essere raggiunte, le assemblee informative coi genitori le dobbiamo ancora organizzare in tanti posti... Siamo milioni, perché questi sono i numeri della scuola e dell'università pubblica, e dobbiamo porci nelle condizioni di "essere" quei milioni.

Alcuni immaginano che ora si torni a casa. E qui forse è mancato uno sforzo di comunicazione da parte del movimento. Occorre dunque ribadire alcuni concetti. Quella che è stata approvata è una legge che è solo un pezzetto di tutti gli adeguamenti legislativi che dovranno essere votati per far passare i tagli, tagli che sono stati votati il 6 agosto con l'art.64 della legge n.133. Devono ancora uscire le leggi che riguardano medie, superiori, università e scuole d'infanzia, devono ancora uscire i loro regolamenti attuativi, come del resto anche le misure previste dalla 137 prevedono altri passaggi prima di essere applicate. Del resto i tagli saranno spalmati su tre lunghi anni. Gli otto miliardi di tagli alla scuola troveranno piena sistemazione nella legge finanziaria, che deve essere ancora votata. Abbiamo davanti molti mesi di resistenza nelle scuole e nelle università. Sarà dura? Sì certo, ma vediamola anche dal loro punto di vista: una mobilitazione che non cessa e che arriverà sino al momento delle iscrizioni, e poi della formazione degli organici, contestando punto per punto, anno dopo anno... Non è la prima volta che una legge è approvata e i suoi contenuti non applicati. Ne sa qualcosa Fioroni, che pure lui avrebbe voluto tanto tagliare... (sì, meno della Gelmini, ma la differenza tra loro, dunque, è di quantità?). Occorre però attrezzarsi a questa lotta: consolidando le strutture di movimento, mettendole in collegamento tra loro, praticando l'unità dal basso, inventando forme di lotta prolungate e sostenibili. ..

Sento molto parlare in queste ore di referendum. E' un errore. Significa mettere in piedi una macchina che assorbe una quantità enorme di energie per esiti per di più incerti, e in un momento in cui la lotta è appena cominciata. Se ne potrà parlare, certo, ma non prima di aver percorso sino in fondo ogni possiblità di mobiltazione nelle scuole, nelle università, nelle strade. Nel frattempo le forze dell'opposizione istituzionale potrebbero fare una cosa molto carina: adeguare i loro programmi e le loro proposte. Il PD è ancora dell'idea di tagliare alla scuola pubblica non 8 ma 6 miliardi, per esempio? La proposta di referendum però ci mostra che almeno un passetto l'hanno fatto: la richiesta del ritiro della 137, perché fino ad una settimana fa non erano su questa linea. Bene, ora ne chiediamo un altro di passetto: la richiesta di abrogare gli articoli della 133 che riguardano scuola e università. Sì, perché anche se si facesse il referendum sulla 137, rimarrebbe la 133, ovvero i tagli. E il dibattito sarebbe: i tagli ci sono, nelle elementari non li attuiamo, e allora chi facciamo fuori?

Lo sciopero del 30 mostra chiaramente la strada da seguire. Certo, di scioperi non ne potremo far tanti, ma sappiamo essere creativi nel trovare nuove forme di lotta. E' uno sciopero indetto dalle organizzazioni sindacali maggioritarie, ma di cui tutto il movimento si è impossessato. Sarà uno sciopero con manifestazioni dall'ampiezza senza precedenti. Berlusconi sperava, approvando il giorno prima il decreto, di demotivare rispetto alla partecipazione. Il successo di questa giornata speriamo gli mostri senza ombra di dubbio che continua a sbagliare valutazione: siamo solo all'inizio.

La contemporaneità della crisi economica e dei tagli a scuola e università costituisce una sorta di metafora. I governi di tutto il mondo, dopo averci per vent'anni catechizzato sulle virtù del mercato lasciato libero dall'intervento statale, i soldi (statali) per le banche li hanno trovati subito. E, nello stesso identico momento, tolgono soldi all'istruzione, in Italia, ma anche in Francia: i soldi, che poi sono i nostri soldi, scorrono e vanno da qua a là, dalle nostre aule ai loro conti. La manifestazione autorganizzata del milanese il 30 sarà aperta da uno striscione retto simbolicamente da tutti i soggetti sociali coinvolti nella lotta: maestre, universitari, medi. C'è scritto: "scuola e università non pagheranno la vostra crisi".

Tremonti, benefattore delle banche, Gelmini, ladra di scuola: decidiamo noi quando la partita è chiusa.

Michele Corsi, Retescuole